Le Arti Terapie e la mediazione Teatro terapeutica
Le Arti Terapie sono uno strumento comunicativo verbale e non-verbale,
La mediazione espressiva creativa, grazie al quale è possibile accedere ed esprimere liberamente contenuti interni profondi,
Favorendo l’ingresso allo spazio archetipico simbolico e culturale delle immagini, dove l’inconscio collettivo, la forma trascendente rappresentata e liberata inconsciamente viene restituita a vantaggio della coscienza, tale condizione stabilisce un equilibrio tra psichismo e somatico, originando un impulso creativo trasformativo, nella direzione delle emozioni vissute e create.
L’esperienza Arte Terapeutica restituisce integra, stabilisce, modula e rispecchia linguaggi interni non espressi, attraverso la condivisione esperienziale relazionale, definisce emozioni proprie e riscopre la capacità di mentalizzazione, è uno strumento che facilita la costruzione di una relazione significativa.
L’arteterapia è una forma di intervento creativo, che utilizza le tecniche artistiche rendendole strumenti e attivatori di risorse; i mediatori artistici, quali la musica, la danza, il teatro e la forma plastico pittorica, favoriscono l’empowerment del singolo a vantaggio di sé e del gruppo, in favore delle proprie risorse e della qualità della vita.
La Teatro Terapia
Da tempo immemorabile il teatro con la sua espressività corporea è stato vissuto come testimonianza storica, come dialettica provocatoria, come memoria universale, attraendo con la sua suggestiva fascinazione tantissime persone, ne abbiamo diverse testimonianze nel tempo.
Già nel IV sec. A.C. Aristotele parlava di catarsi per esprimere il tipico effetto che il dramma Greco aveva sugli spettatori, producendo una vera funzione “purificatrice” attraverso lo stato di eccitazione e poi di sollievo prodotte, durante le rappresentazioni delle sue opere drammaturgiche.
Altri esempi sono rintracciabili nel 1700 con il marchese De Sade (1740-1814) il quale, ricoverato nel manicomio di Charenton scrisse e mise in scena “La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell’ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade”, nello stesso periodo, l’abate Giovanni Maria Linguiti scriveva “cura morale” Il diciannovesimo secolo si è fatto testimone dell’incontro tra il teatro e la Psicologia, fù una vera e propria avanguardia terapeutica, nei primi anni del 900 Jacob Levi Moreno regala al mondo lo “Psicodramma” dedicando al teatro esperienze di tipo sociale, inaugurando nel parco pubblico, nella periferia di Vienna il primo laboratorio teatrale di intervento nelle situazioni di margine.
Il protocollo Moreniano è andato nel tempo strutturandosi sempre più come una vera e propria terapia non farmacologica in cui il pz, rappresenta aspetti della sua vita interpretando parti di sé, vicende interiori passate e presenti oggettivate dal vissuto proprio e dallo scambio intersoggettivo.
Nel 1959 Jerzy Grotowski dà vita al teatro di ricerca e sperimentazione, proponendo la povertà a vantaggio dello svelamento dell’autenticità, in cui ogni persona anche coloro che vivono ai margini del teatro possono diventare protagonisti, persone prive di un’identità culturale legata al tetro, in cui l’azione e l’aspetto anticonvenzionale sono centrali.
La situazione allo stato dell’arte ad oggi è obiettivamente florida, viva e ben produttiva, possiamo utilizzare la mediazione espressiva teatrale, attraverso diverse possibilità di intervento, come con il “Teatro Terapeutico” detto anche drammaturgia sociale, teatro agito ed espresso nei luoghi non convenzionali, dove l’obiettivo non è lo spettacolo ma il processo di intervento terapeutico.
Nelle psicoterapie convenzionali, utilizziamo la “La Terapia a Mediazione Teatrale” con la tecnica della Gestalt della “Tecnica della sedia vuota” il paziente, fa esperienza dialogica delle proprie parti di sé, talvolta polarizzate, talvolta nascoste nello sfondo, talvolta scisse, attraverso la presentificazione di queste parti si ristabilisce un dialogo armonioso a vantaggio del benessere.
Molto interessante anche la declinazione terapeutica proposta dalla “Drammaterapia”, in cui la metodologia può essere declinata al servizio di obiettivi educativi, in quanto la manifestazione della parola “dramma” può essere configurata come espressione rivolta al gioco, alla ritualità, alla cultura, alle relazioni.
In fondo altro non siamo che persone in relazione e la mediazione teatrale altro non è che uno strumento utile grazie al quale possiamo immergerci in mirabolanti esperienze, preziose fascinazioni, e utili trasformazioni, in cui l’altro da sé diventa patrimonio, in cui differenze e alterità si incontrano e si scontrano, si incastrano e si sfiorano, riconoscendo prepotenti differenze e accoglienti similitudini, in cui la responsabilità dell’esserci se soddisfatta si trasforma in opportunità.
Dott.ssa Scilla Esposito
Psicologa – ArteTerapeuta