Arte come Terapia
Cosa spinge le persone a fare esperienza d’arte, una domanda aperta a tutt’oggi, un bisogno di realizzarsi, un piacere, un impulso???
Esattamente non sappiamo quale sia la risposta, probabilmente tutte vere, sicuramente siamo a conoscenza che è una funzione specie specifica, in cui il paradigma scientifico delle neuroscienze ci mette del suo, così come anche l’ambito fenomenologico esistenziale relazionale, in pratica le diverse prospettive si sostanziano con reciprocità, nonostante la loro natura così radicalmente diversa, in quanto la prima tende a comprendere i processi biologici e la filogenesi delle esperienze, la seconda spiega e osserva il sentire dell’esperienza vissuta.
Il nostro cervello emotivo funziona per costruzione di categorizzazioni, istanze emotive percepite sulla base di conoscenze concettuali incarnate, attraverso esperienze precedentemente apprese nell’ambiente in cui siamo immersi. Attraverso l’atto creativo unico e irripetibile, viviamo inconsapevolmente costantemente come fossimo un’ ”opera d’arte”, il nostro corpo relazionale interagisce più o meno consapevolmente all’incontro con altri corpi, in questo spazio di Traità si stabilisce un vero e proprio linguaggio di rispecchiamento, in cui ci si annusa e riconosce, dove esprimersi liberamente esattamente per come si è attraverso la propria individualità e originalità, si coocreano preziose possibilità.
Fare arte è quindi un’esigenza specie specifica per la sopravvivenza della nostra specie, ad oggi sono molte le ricerche scientifiche che individuano nell’incapacità creativa dell’uomo di Neanderthal una possibile motivazione della sua estinzione, a differenza del nostro antenato l’uomo di Cro-Magnon che ha saputo considerarla ed utilizzarla proprio come un vantaggio evolutivo, sopravvivendo, anche grazie ad essa e restando al passo con i grandi cambiamenti ambientali.
Uno studio di ricerca scientifica dell’Università di Tokio Nagoya pubblicato sul “Scientific Reports” da Hiroki evidenzia, come Homo sapiens, ha saputo adattarsi all’ambiente in maniera flessibile, in quanto la struttura morfologica neuroanatomica cerebrale rispetto ai suoi antenati era più ampia nei correlati occipitali, strutture deputate alla capacità della memoria di lavoro, della flessibilità cognitiva e alla comprensione e la produzione del linguaggio, aspetto essenziale nella possibilità di scambio relazione.
Tale condizione lascia dedurre che il pensiero creativo, gli insight trasformativi, l’arte del saper creare, le capacità di entrare in relazione con l’ambiente circostante, trasformandolo e abitandolo in maniera abbiano in qualche modo giocato un ruolo determinante, tra le relazioni evolutive umane della specie, offrendo così una opportunità, adattativa superiore all’ambiente, alimentando occasioni di stimolazioni cognitive e condizioni di vissuti emotivi relazionali preziosi.….
…e a te cosa ti spinge nel fare esperienza d’arte, come ti senti, cosa cambia nella tua vita, come contribuisce a farti stare bene, scrivimi sarà un piacere incontrarci !!!
Scilla E.